
L’intervista al vocalist Jacopo Bertolini by Lorenzo Tiezzi
MC Fago: tanta musica (che non è un lavoro), Kumusic e qualche film (purché non siano horror)
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Jacopo Bertolini, al microfono MC Fago. Vocalist e manager, creatore dell’agenzia Kumusic (kumusic.it), una delle poche realtà della comunicazione clubbing & dintorni italiane ad avere anche clienti e successo a livello internazionale (il suo radioshow è diffuso in decine di paesi), Jacopo è originario di La Spezia e sa creare connessioni. Di sé dice semplicemente: “Ho 36 anni e lavoro nel settore della musica da 18. Oltre alla musica, adoro le penne: sono un patitod delle stilografiche, anche se la mia calligrafia non è delle migliori. E poi amo guardare film di tutti i generi, tranne gli horror”.
Come hai iniziato?
Tutto è cominciato grazie ad un mio compagno di classe in prima superiore che mi ha reso un suo “sotto pierre” di una nota discoteca qui in provincia di La Spezia che organizzava le famose domeniche pomeriggi. La discoteca era gestita dai fratelli Neri, che sono lo zio e il papà del noto Alex Neri. Andavo tutte le domeniche a ballare, ma per me fare il PR era già lavorare, mi organizzavo i turni di distribuzione delle “ riduzioni” (così venivano chiamati i flyer dei locali a quel tempo) nella ricreazione a scuola e facevo liste per i rientri. Dopo qualche anno mi sono trovato a organizzare school party e pullman per altre discoteche al Sabato sera.
Che ti ha spinto a fare il Vocalist?
Amavo stare in console, mi piaceva ascoltare la musica da un punto di vista diverso di quello della pista e adoravo vedere la gente muoversi, in più si rimorchiava di più a stare li. In una di queste domeniche pomeriggio salgo in console nella sala due per salutare e vedo che c’era agitazione chiedo “ cosa succede? “ il direttore artistico mi risponde “Diego, il vocalist sta male e non può venire e siamo senza vocalist”. Il programma musicale partì, la gente cominciò ad arrivare e il dj si mise a fare il suo lavoro, ad un certo punto verso metà pomeriggio il dj comincia a sbuffare, mancava qualcosa…. si gira verso di me e mi dice: “puoi dire il mio nome al microfono?“ Io, preso alla sprovvista, ma carico di esperienza delle feste parrocchiali, comincio a dire il suo nome, poi un “ su le mani! “ e dopo, ricopio pari pari quello che il vocalist faceva tutte le domeniche… La cosa in quel caso finì lì ma io tornai a casa con le idee chiare su quello che volevo fare da grande.
Ci racconti la tua giornata tipo?
Quando non lavoro cerco di passare il tempo con le bimbe. Essendo sempre in giro me le godo, ma non al 100%, quindi cerco di recuperare il tempo perso. Passo dal parco e lo scivolo, ai centri di ippica a vedere la più grande saltare gli ostacoli. Quando lavoro passo il mio tempo al telefono cercando confronti e soluzioni per cercare di migliorare sempre ponendomi nuovi obiettivi da raggiungere. Diciamo che avere la fortuna di fare di mestiere quello che è la tua passione non è davvero lavorare!
Come vedi i ragazzi che frequentano le discoteche?
Li vedo frettolosi di vivere tutto e subito si annoiano con facilità e si distraggono con altrettanta facilità. Probabilmente ero così anch’io però noto che hanno meno voglia di ballare, forse desiderano qualcosa di nuovo che tarda ad arrivare. In generale, sono poco interessati alle discoteche e sempre più curiosi di vivere la musica durante il giorno.