L’intervista a Stefania Sperandio

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L’intervista a Stefania Sperandio

Best Entertainment Intervista Stefania Sperandio

Oggi siamo orgogliosi di pubblicare l’Intervista fatta a Stefania Sperandio. Giornalista, scrittrice e non solo… ma per saperne di più, non vi resta che leggere… care amiche e amici di Bestentertainment

Stefania Sperandio

Parlaci di te: dove sei nata, dove vivi…

Sono nata in Sardegna nel 1989, a qualche decina di chilometri da Cagliari. Ho conseguito la Laurea Triennale in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Cagliari e la magistrale in Televisione, Cinema e Nuovi Media all’Università IULM di Milano. Ovviamente, il percorso universitario penso tutt’oggi che sia stata una grande occasione di crescita. Ho vissuto a Cagliari, a Milano e a Novara. Oggi sono tornata al mio paesino natio, vediamo cosa porterà invece il futuro.

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Chi ti ha trasmesso la tua passione per la tua professione? Di cosa ti occupi?

Sono Caporedattrice di SpazioGames.it, una testata giornalistica specializzata nell’analisi critica e nella cronaca legate al mondo dei videogiochi. In sintesi, mi occupo di coordinare le attività di un team editoriale di circa una ventina di persone su più canali – sito web, canali social, YouTube, Twitch – e di essere il collante tra la redazione e il nostro editore.
È un lavoro dove c’è sempre tanto da pianificare, da ideare, da ascoltare: idee e progetti non mancano mai, quindi per il tipo di persona mentalmente iperattiva che sono va benissimo.

Ho iniziato a voler far questo lavoro da bambina. Leggevo così tanti libri che ricordo gli adulti domandarsi se fosse o meno normale. La passione per la lettura diventò passione per la scrittura: ancora oggi credo che scrivere sia la mia cosa preferita al mondo. Essendomi avvicinata ai videogiochi fin da bambina, coltivai la passione per questo mezzo di comunicazione e ovviamente cominciai a leggerne: spendevo la paghetta in abbonamenti per le riviste specializzate. Da quelle letture e quelle riviste, nacque la voglia di scrivere di videogiochi.

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Che rapporto hai con i media, la fotografia e i social?

Leggo qua e là i giornali, ma con moderazione perché purtroppo sono veicoli di cattive notizie. Trovare una buona notizia, sfogliando un notiziario, è cosa più unica che rara. Mi sono accorta che è una cosa che agisce come un demotivante, quindi cerco di tenermi informata senza che la cosa diventi troppo martellante.

Guardo poca televisione ed è il medium con cui sono più tiepida, mentre ho un rapporto curiosamente complicato con i mezzi di comunicazione a fruizione passiva, che ti chiedono di stare per X minuti o X ore ferma a guardare, come la serialità o il cinema. In compenso amo i libri e cerco di leggere il più possibile. E ovviamente amo i videogiochi: quelli incentrati sulla sfida o la competizione non sono la mia tazza di tè, per così dire, mentre apprezzo molto quelli che hanno ambizioni narrative e puntano forte sul raccontarti i mondi che immaginano.

Apprezzo molto la fotografia, anche se non ho mai sviluppato l’occhio fotografico che avrei voluto. Mi diverto molto con videocamere, luci e obiettivi quando lavoro ai video sul canale YouTube della testata o sul mio personale, però.

Sui social, penso che spesso ci si prenda troppo sul serio. Anche lì trovo spesso tanta negatività – è raro vedere su Facebook qualcuno che condivide di essere felice per qualcosa, di solito si tratta di lamentele o a volte di provocazioni. Il tutto è legittimo, capiamoci, ma penso che sia necessario usarli con moderazione – anche perché su social come Instagram c’è l’estremo opposto, ossia si condividono solo cose bellissime che sembrano infiocchettare una vita perfetta che vorremmo far invidiare agli altri.
Le persone lasciano vedere di loro sui social quello che gli va di far vedere: è importante tenerlo a mente, perché vedo spesso persone molto condizionate da quello che gli accade intorno sui diversi social che frequentano.

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Quali sono stati i tuoi modelli?

Per la persona che sono, ovviamente devo tutto alla mia famiglia. È da loro che ho imparato che vale sempre la pena di essere gentili con il prossimo.
Se parliamo di ispirazioni per il lavoro o per la creatività, penso ci siano diversi nomi. Il primo è quello di Hideo Kojima: amo il suo modo di concepire il videogioco come opera foriera di messaggi e apprezzo quanto maniacalmente voglia prendersi cura dei dettagli dei suoi lavori per esprimersi.
Un altro nome è sicuramente quello della scrittrice Alice Sebold. I suoi lavori mi hanno segnata molto da adolescente e penso che, insieme all’opera di Kojima, il suo modo di scrivere sia quello che ha avuto un impatto maggiore su di me.
Un’altra persona che trovo di straordinaria ispirazione è Tuomas Holopainen, un pianista compositore di musica e testi che è la mente dietro il gruppo Nightwish. Amo l’intensità con cui vive la sua vocazione artistica e il fatto che voglia raccontare delle storie con i brani.

Penso che raccontare storie abbia qualcosa di magico, ha il potere di ispirare ed emozionare. Credo sia per questo che, se devo citare dei modelli specifici, come vedi faccio i nomi di tre persone che creano costruendo delle storie.

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Come sei caratterialmente?

È sempre difficile definirsi da soli, anche se dopo i trent’anni penso sia abbia una consapevolezza di sé che si costruisce quando si è più giovani e si sta ancora cercando di capire che persona si diventerà da adulti.
Sono una persona molto riservata che ama stare sulle sue, sono una di quelle per cui la serata perfetta è sul divano con un buon libro – per capirci. Sono molto selettiva in termini di affetti e amicizie che fanno parte della vita privata vera e propria, ma una cosa che per me è importante è ricordarsi sempre del lato umano di tutte le persone con cui interagisci. Lavorando molto online, penso sia fondamentale ricordare sempre che dietro lo schermo ci sono altre persone in carne e ossa. È una cosa con cui mi impegno particolarmente soprattutto con i miei colleghi – di tanto in tanto voglio sentirli non tanto per sapere come procedono i lavori sulle loro assegnazioni, ma perché voglio sapere come stanno.

Sicuramente a tutte queste cose si affiancheranno miliardi di difetti. Ad esempio, non essendo una chiacchierona, spesso non esterno i miei sentimenti perché penso che i gesti parlino più delle parole – ma non per tutti è facile interpretarli. E so che non coinvolgo abbastanza nella mia quotidianità le persone che mi stanno vicine, ma anzi per carattere le tengo più a distanza possibile.

E poi sono una che da sé vuole sempre il 110%. Il 100% non è abbastanza. Finché è una cosa che mi spinge a migliorarmi e lavorare su me stessa, va bene così.

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Cosa ti piace e cosa detesti?

Amo i libri, la musica metal (ma anche quella orchestrale o tendenzialmente epica), i videogiochi, le persone a cui mi sono affezionata, la creatività. La calma, il silenzio, i luoghi poco affollati. I cani e i gatti.

Detesto la confusione, in generale. Sono una persona molto metodica che allinea le penne sulla scrivania. Ovviamente non mi trovo bene nei posti affollati e sento disagio fisico davanti alla ressa. E poi beh, potrei dire cose banali, ma un po’ detesto quelli che hanno solo certezze e hanno sempre la verità in tasca, quelli che hanno capito tutto della vita degli altri e sono pronti a spiegargliela. Penso che l’empatia e l’umiltà siano doti preziose e mi dispiace sempre quando personalità di questo tipo provano a calpestarle con le loro certezze non richieste e non d’aiuto.

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L’esperienza più bella fatta finora…

Davvero difficile rispondere. Ricordo di aver pianto di felicità quando uscì il mio primo romanzo, però, era il 2006 e avevo da poco diciassette anni. Forse, nel complesso, l’esperienza che più gelosamente porto nel cuore è quella del concerto dei Nightwish a Bologna nel 2015. Fu una giornata perfetta con persone molto care, che avevo aspettato per anni.
Ce ne sarebbero altre – ma sì, dai, vanno bene queste due.

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Hai mai lavorato per TV o Radio?

No, lavorato no, mi è capitato di fare interventi in TV o radio per lavori editoriali, ma non ci ho lavorato direttamente. È anche vero che piattaforme come Twitch e YouTube, su cui sono attiva per via del mio lavoro, oggi rappresentano delle alternative al broadcasting tradizionale. Sarà interessante vedere dove saranno da qui a una ventina d’anni.

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Progetti futuri? Dove vorresti vivere? Se avessi una bacchetta magica, cosa faresti? Viaggiare nel tempo, oppure?

Sono troppo cerebrale e non riesco mai a pianificare per me da qui a uno, due, tre anni, quindi davvero non ti so rispondere. Per via di alcune vicende personali ho imparato a non fare più progetti a lungo termine per nessuna cosa e a non preoccuparmi degli scenari ipotetici.
L’unica cosa che mi sento di dire è che voglio continuare a lavorare con quello che amo: è il modo migliore per sentirsi in pace con se stessi e tirare fuori ciò che di buono si ha da dare a sé e agli altri.

La mia fantasia proibita è vivere in Finlandia, a Helsinki o Tampere, sono affascinata dagli scenari locali, dai laghi. E mi piacerebbe visitare l’Islanda. So che è strano, per una nata in Sardegna, ma ho un debole per i Paesi freddi. Stavo studiando anche il finlandese, lo trovo affascinante e a suo modo musicale.

Sulla bacchetta magica, davvero non saprei. Te l’ho detto, a meno che non stia scrivendo una storia, sono terribile con gli scenari ipotetici e i desideri non realizzabili o non controllabili. Forse c’è una cosa che farei – ammesso che non sia una bacchetta dai poteri universali, ecco – ma è personale e mi perdonerai se me la tengo stretta.

I viaggi nel tempo mi incuriosirebbero a ritroso, da spettatrice. Amo studiare la Storia e in particolare ho un debole per quella Romana. Un giro nell’Urbe repubblicana e imperiale non me lo negherei.

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