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Jacopo Bertolini (Kumusic): in Italia label, club e dj comunicano poco e male
Che stai combinando con KUMUSIC in questo periodo?
Stiamo continuando a portare avanti il progetto d’azienda intrapreso 5 anni fa, con lo scopo di realizzare sempre più servizi utili al mondo della musica.
Nel 2018 allargheremo il nostro portfolio cliente orientando i nostri servizi non solo ai dj ma bensì a altre aziende come label, management, booking e club, realizzando così una rete fitta di possibili sinergie, creando maggiori opportunità di business per tutti i nostri clienti, diffondendo più informazioni possibili su di essi.
Come vedi la promozione in Italia in ambito dj, festival, disco etc?
In questo momento, gli strumenti e le piattaforme di lavoro in Italia in ambito di comunicazione sono pochi e, quei pochi che ci sono, non sono aperti al mercato che li circonda o a quello che succede nel nostro paese. Troppo spesso riportano informazioni dall’estero senza citare che cosa di c’è buono qui, limitando il flusso di informazioni a ciò che arriva loro, praticamente non girano informazioni e manca l’interesse degli addetti ai lavori nel comunicarli, il perché non lo so. Vedo poca comunicazione e tutta orientata verso i social network, i quali danno la parvenza che dei like possano essere considerati risultati di comunicazione. L’errore sta nell’avere pochi strumenti di lavoro a disposizione, ma anche nella chiusura mentale degli imprenditori verso l’idea di comunicazione spesso non centrata e gestita male.
Vi faccio alcuni esempi: i dj ritengono che “l’autobuy” o i gruppi di acquisto per salire in classifica siano uno strumento di promozione e/o comunicazione. Forse sì, forse non basta o forse non è comunicazione. Altro esempio: ci sono 2200 licenze da discoteca in Italia (dati 2016, nel 2000 erano 3500), ma si sente parlare sempre e solo delle solite 10. Eppure su 2200, 10 locali non rappresentano nemmeno il 5%; difatti se chiediamo ad un club di Palermo quali discoteche ci sono a Genova, la sua risposta sarà sicuramente “Non lo so”. Un ulteriore esempio è che vengano ritenute interessanti solo le label presenti nelle Chart dei portali di vendita, quando invece per noi le label interessanti sono quelle che non pensano solo alla traccia durante i primi 15 giorni dall’uscita, piazzandola in classifica, ma quelle che si occupano anche di lavorare la traccia, renderla il più persistente possibile nel mercato, offrendo così visibilità all’artista ed al suo sound, per creargli un’identità interessante verso club, addetti ai lavori, colleghi, follower, fans, pubblico.
E nel mondo? Come funziona la promozione?
Se si parla di dj, la promozione è spesso in mano alle agenzie di booking o ai management, i quali a loro volta si appoggiano a strutture come la nostra per sviluppare dei progetti comunicativi. Queste agenzie propongono varie soluzioni e vari strumenti a seconda del budget designato, però anche gli artisti, nel loro piccolo, contribuiscono, con i loro investimenti, a comunicare i propri risultati o semplicemente quello su cui stanno lavorando. Parliamo quindi anche di una sorta di auto-promozione.
Se si parla invece di label, dipende dal prodotto musicale che promuovono, le label club si muovono in modo “underground” facendo girare i dischi nei locali attraverso i resident djs, analizzando le reazioni del pubblico, quindi ricercano la certezza sul fatto che il disco funzioni o meno in pista; mentre le label “commerciali” cercano di diffondere la musica tramite tutti i tipi di strumenti a loro disposizione (Spotify, Soundcloud, banner dei portali di vendita, comunicati stampa, newsletter, etc), compresi gli editori che, con il loro lavoro da “dietro le quinte”, sono un veicolo fondamentale per la buona riuscita di una tracks commerciale.
Vedi un’evoluzione nella considerazione in Italia dell’attività di comunicazione nell’ambito in cui operi (dj, clubbing, label, etc)?
La comunicazione è un settore fondamentale in tutti i mercati, assolutamente da non sottovalutare. Chi non comunica si troverà presto non considerato.
Lavoriamo costantemente per creare nuove idee di comunicazione, che possano rendere risultati investendo il giusto. Speriamo, quindi, in un’apertura mentale degli addetti ai lavori e della conseguente evoluzione di questo tipo di attività.
Molti considerano il mail marketing superato e si basano al 99% sui mitici social. Ma è davvero così che gira il mondo?
Kumusic ha nei suoi servizi sia il mailing promo, che vanta 200mila indirizzi mail, sia la gestione dei social network. Ad oggi, dati alla mano, possiamo dirvi con certezza che la ricerca dei contenuti artistici sui social è in netto calo, mentre i click e le aperture dei mailing, se mirati e se riportano contenuti validi, generano ancora comunicazione. Sui social, l’attenzione dell’utente, sta nel cercare l’artista dopo averlo conosciuto, dopo aver sentito una sua canzone o dopo essersi appassionato su ciò che esso rappresenta, quindi dopo che siano arrivati alla sua attenzione i contenuti del dj o degli addetti ai lavori. Pertanto la domanda è “come faccio a cercare sui social ciò che non conosco ancora?”. Il mailing out o newsletter portano all’attenzione ciò che non è conosciuto a chi dovrebbe conoscerlo, generando così informazione. Se un prodotto mi interessa o se correlato a ciò che mi potrebbe interessare, ricevo volentieri informazioni su di esso. A maggior ragione, se mi arrivano, senza ricercarle.